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lunedì 19 novembre 2012

                                NAPOLI ESOTERICA...
                            ...FATTI E FATTARIELLI...





                   O CIMITERO D'E FUNTANELLE

Il Cimitero delle Fontanelle si trova nel cuore del Rione Sanità, tra via Foria e la

 collina di Capodimonte, ed è uno dei luoghi più suggestivi di Napoli. In questo

 ossario, che raccoglie oltre 40.000 resti, si può capire il rapporto che i napoletani

 hanno con la religione, la morte, i defunti, il destino, il lotto, la fortuna. Una visita

 al Cimitero delle Fontanelle racconta di Napoli e dei napoletani, ed aiuta a capire lo

 spirito di questo popolo molto più di tante parole.


                                                Il cimitero dei poveri
Oggi il Cimitero delle Fontanelle si trova nel cuore di Napoli ma quando i greci scelsero questo luogo per allestire la necropoli pagana, la zona si trovava appena fuori le porte di Napoli. Trasformata in seguito in cimitero cristiano, le cave di tufo presenti in questa zona furono utilizzate per dare una sepoltura a chi non aveva la possibilità economica di pagarsene una più dignitosa. L'utilizzo delle cave come deposito di cadaveri ebbe un notevole incremento in seguito ai trecentomila morti causati dalla peste, che scoppiò a Napoli nel 1656. Una pestilenza che generò uno scenario spaventoso, con cadaveri sparsi per la città, immondizia e malattie che si propagavano a grande velocità. L'utilizzo delle cave permise di togliere i morti dalla città e adottare le giuste misure per debellare la peste....



Il culto della "anime pezzentelle"

Napoli ha una straordinaria varietà di modi per venerare il culto dei morti. L'attaccamento popolare al Cimitero delle Fontanelle, dove i fedeli si prendevano cura delle "anime pezzentelle" (anime povere), era così forte che nel 1969, l'allora Cardinale di Napoli, Corrado Ursi, ne decretò la chiusura per l'eccessiva paganità del culto. La cura dei teschi presenti nel Cimitero delle Fontanelle, infatti, ha davvero poco a che fare con il cattolicesimo e si va a collocare in quella strana miscela di sacro e profano che pervade tutta la tradizione napoletana. I devoti sceglievano un teschio, lo pulivano e costruivano un altarino con lumini e rosari. Iniziavano a pregare per l'anima prescelta che, attraverso il sogno, si manifestava. Lo spirito chiedeva che gli venissero rivolte delle preghiere per alleviare le pene del purgatorio. Il devoto, una volta tornato al Cimitero delle Fontanelle, abbelliva ancora di più l'altare, continuava a pregare e, in cambio, chiedeva una grazia. Solitamente, questa consisteva nella comparsa in sogno dello spirito, che consigliava i numeri da giocare al lotto. Se la grazia avveniva, il teschio veniva posto in un luogo più protetto: una scatola di latta, per chi non aveva disponibilità, teche di vetro o veri e proprio loculi per chi poteva permetterselo. Se la grazia non arrivava, il teschio tornava assieme a tutti gli altri e veniva scelto un altro con il quale si iniziava la stessa trafila. La tradizione vuole che quando lo spirito compie la grazie, il teschio inizi a sudare, indicando in questo modo la sua intercessione nel mondo dei vivi. In realtà, l'alto tasso di umidità della cava fa formare goccioline di condensa sui teschi, facendoli sembrare sudati.
Il teschio del Capitano: il più scelto dai devoti
La devozione popolare nei confronti del Cimitero delle Fontanelle ha fatto nascere leggende la cui origine si è persa nella notte dei tempi. Il teschio più conosciuto della cava è quello del "Capitano", un vera e propria star del Cimitero delle Fontanelle. Il teschio del Capitano è adagiato in una teca di vetro e, a differenza degli altri, è sempre perfettamente lucido, forse proprio in virtù dei vetri che lo proteggono dall'umidità. Ma per la gente di Napoli il "Capitano" è un anima pia, che ha aiutato tantissimi devoti. Della sua storia esistono diverse versioni, ma la più "sentita" è quella che riguarda i "due sposi". Si narra di una giovane donna promessa sposa che nutriva un'autentica venerazione per il teschio del Capitano. Il suo futuro marito, invece, riteneva che tutte quelle attenzioni per delle vecchie ossa fossero tempo perso. Un giorno il giovane decise di accompagnare la futura consorte al Cimitero delle Fontanelle per vedere da vicino il vecchio teschio. Una volta nella cava, il giovane infilò un bastone nella cavità dell'occhio del teschio e con fare scherzoso, invitò il Capitano al suo matrimonio. Il giorno delle nozze, tra gli invitati festanti, apparve un uomo con la divisa dei carabinieri. Quando lo sposo chiese al carabiniere di qualificarsi, questo ripose che era stato proprio lui ad invitarlo, e che si era anche divertito ad accecargli un occhio in quell'occasione. Dopo la presentazione il Capitano aprì la sua divisa, e invece di un corpo d'uomo, apparvero solo le ossa dello scheletro. Alla vista di quella scena, i due novelli sposi morirono sul colpo, e la leggenda vuole che siano conservati ancora oggi nella prima stanza del Cimitero delle Fontanelle sotto la statua di Gaetano Barbati.
Il Monacone e i nobili
Proseguendo nel Cimitero delle Fontanelle si incontra un altro "personaggio storico" del luogo. Si tratta della statua di San Vincenzo Ferrer, meglio conosciuto come "Il Monacone". La statua è stata decapitata e al posto della testa è stato messo un teschio. "Il Monacone" è illuminato da un raggio di luce che entra dall'esterno, dando una connotazione ancora più sinistra alla statuae e al luogo. Accanto al "Monacone" fanno la loro comparsa gli unici scheletri interi ben visibili all'interno del Cimitero delle Fontanelle. Sono "I nobili", giunti fino ad oggi intatti e ben vestiti, e che in vita erano Filippo Carafa, Conte di Cerreto e di Maddaloni e la sua consorte Margherita. Una delle sala del Cimitero delle Fontanelle, quella chiamata il "Tribunale", secondo una leggenda secolare, era il luogo in cui avveniva l'iniziazione dei giovani camorristi, che qui pronunciavano il loro giuramento, scendendo nella cava come uomini e risorgendo alla luce del giorno come affiliati alla congregazione criminale.

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